Una delle cose più inaspettate del 2023 a livello musicale, è stato il ritorno sulle scene dei Folkstone. La formazione lombarda infatti con un concerto a settembre 2023 al Metalitalia Festival e la successiva pubblicazione del singolo “Macerie“, ha deciso di interrompere la “pausa birretta” per tornare a calcare i palchi italiani. Potevamo quindi farci scappare l’occasione di scambiare due parole con Lore e poi anche con Roby, che si è aggiunta nel corso della chiacchierata?
L’intervista si è svolta prima delle quattro date autunnali che la band sta tenendo in queste settimane.

Innanzitutto benvenuto su MetalShutter, per prima cosa cosa vorrei chiederti cosa vi ha spinto a tornare sulle scene?

Lore: È stata una cosa abbastanza estemporanea, nel senso che quando nel 2019 abbiamo deciso di appendere l’ugola al chiodo, io e Roby pensavamo veramente di appendere l’ugola al chiodo, non avevo in testa di fare qualche progetto parallelo o altro. Eravamo semplicemente stanchi dopo 15 anni tirati tra musica, lavoro e tutto quello che ci sta intorno e quindi abbiamo chiuso. Sono passati questi tre anni dove comunque tra Covid e guerra è cambiato il mondo. In questo periodo abbiamo chiuso la porta e per un pò non abbiamo nemmeno voluto sentirne parlare. Poi pian piano parlando con il nostro manager, Elia, con Maurizio, con Edo… Tra una chiacchiera e l’altra… Però ti dico che io per circa tre anni non ho visto più nessuno, dopo però ci si è ritrovati a mente libera e ci si è detti “Ok, facciamo una data insieme”. Il tutto è partito dal fare una data insieme, non c’era nulla di programmato, neanche di fare un singolo (“Macerie” n.d.r), infatti anche questo è stato fatto in poco tempo e aveva un testo che era già stato scritto tempo fa ed è stato poi adattato in musica e l’abbiamo fatto uscire. Non c’era nulla di ragionato, nemmeno nel partire per le altre date che andremo a fare a dicembre. La data al Metalitalia è andata sold-out ad aprile, non ci aspettavamo nemmeno noi tutto questo affetto da parte del pubblico. Da lì abbiamo iniziato a pensare “Ok, cosa facciamo e cosa faremo?” e abbiamo iniziato ad aggiungere date. Il singolo però è stato registrato dopo la data a Trezzo, al Metalitalia Festival, è stato registrato in due settimane.

Com’è stato quindi tornare sul palco?

Lore: Salire sul palco è stata un’emozione fortissima. Quando sali sul palco dopo quattro anni di silenzio e ti trovi travolto dal calore…Potevo anche spegnere il microfono e buttarlo via quella sera lì, non serviva nemmeno! Tutti i pezzi avevano una botta enorme, è stato stra bello ed emozionante.

Parlando invece del singolo, “Macerie”, anche a livello di testo risulta molto attuale con la situazione odierna. Dove trai l’ispirazione di solito per i testi?

Lore: Questo testo l’ha scritto Roberta ed è stato scritto più di un anno fa, poi mi ha fatto vedere un po’ le bozze e lo abbiamo sistemato, però è stato scritto di botto quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Ci arrivavano queste immagini forti e così è uscito questo pezzo. È stato scritto più di un anno fa e purtroppo è ancora attuale, ma non era assolutamente voluta la cosa, anzi ti dirò che un anno fa pensavo che la situazione in Ucraina sarebbe poi finita e che si sarebbe risolta, invece ci troviamo ancora immersi… anzi, la cosa sta addirittura peggiorando. Con ingenuità pensavamo che le guerre fossero sempre lontane, le vedavamo così. Il pezzo però nasce così, come un urlo di disperazione di chi si trova incastrato in questo meccanismo più grande di lui, perché se ti ci ritrovi in mezzo volente o nolente ne sei coinvolto. Sono fortunati coloro che riescono a scappare, ma non è così semplice.

(Nel frattempo è arrivata anche Roberta)

C’è un pezzo in particolare che non suonate, ma che vi piacerebbe proporre prima o poi?

Lore: Beh, per le prossime date aggiungeremo sicuramente il singolo “Macerie” che non abbiamo mai suonato dal vivo e poi aggiungeremo altri due pezzi che non ti svelo adesso.

Voi prima di salire sul palco avete qualche rituale particolare?

Lore: Fondamentalmente ci si beve una birretta, ci si da una pacca sulla spalla, si sale sul palco e si spacca tutto (ridono).

Uno dei tratti distintivi della band è il cantare in italiano, avete mai pensato di usare anche l’inglese in un’ottica internazionale?

Lore: In realtà non abbiamo mai pensato di cantare in inglese, proprio mai.
Roby: No, anche perchè snaturerebbe molto.
Lore: Snaturerebbe molto la nostra esperienza. Siamo andati all’estero un po’ di volte e abbiamo sempre avuto una buona risposta anche fuori dall’Italia e cercavano anche di cantare.
Roby: Sì, ogni tanto cercavano di cantare, era molto bello!
Lore: Non ci abbiamo mai pensato, sarebbe troppo fuori dalla nostra natura e, non me ne voglia nessuno, ma secondo me diventerebbe tutto troppo semplificato.
Roby: Anche perché dovresti scrivere in inglese e perdi quindi il mood di quello che vuoi dire. L’italiano ti regala un sacco di parole.
Lore: Non siamo dei poeti e non abbiamo la pretesa di farlo, noi scriviamo canzoni, poi se qualcuno vuole vederci una poesia ok, ma noi facciamo canzoni.

C’è un qualche artista con il quale vi piacerebbe collaborare?

Lore: Ce ne sono tanti, ma sono fuori dalla portata direi, non saprei.
Roby: Uno in particolare non saprei, alcuni sono già morti.
Lore: Ce ne sono troppi, se ne cito uno, farei un torto a tutti gli altri.

A livello di scena rock e metal italiana siete senza dubbio uno dei nomi più importanti. Il vostro suono è senza dubbio riconoscibile, è stato un qualcosa di pianificato o è nato spontaneamente in sala prove?

Lore: Il tutto è nato in sala prova, quando ancora ci si andava perché ormai ci si va ancora…Io mi ricordo ancora che i pezzi del primo album li abbiamo scritti in sala prove, con ancora il chitarrista che suonava un giro, l’altro ci metteva la cornamusa e io provavo una linea vocale, una cosa che adesso è rara che succeda.
Roby: Registravamo ancora con la cassetta e il microfonino.
Lore: Eravamo già indietro tecnologicamente nel 2004. Il sound comunque non era nulla di pianificato, assolutamente. Anzi ti dirò, per fortuna o sfortuna, non viviamo facendo solamente musica quindi quando facciamo un album non abbiamo barriere sulle quali scorrere, abbiamo sempre pensato che se una cosa ci piace la mettiamo, quindi non abbiamo un sound predefinito. Se si ascoltano gli album dei Folkstone, sono tutti diversi tra di loro, hanno comunque un loro timbro, ma il mood più o meno rock o metal e tutto quello che ci sta attorno, cambia. Con questo non voglio dire che chi vive di musica non è libero, anzi è stato più bravo di noi, era solo per sottolineare che non abbiamo niente di predefinito.

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