Non capita tutti i giorni di poter scambiare due parole con una leggenda dell’Heavy Metal come Peter Baltes, storico bassista degli Accept, ora in forza negli U.D.O., band capitanata da Udo Dirkschneider (ex storica voce degli Accept). In occasione dell’uscita del nuovo album “Touchdown” abbiamo quindi avuto la possibilità di parlare con Peter Baltes, che si è rivelato estremamente disponibile nel parlarci del nuovo disco, del suonare nuovamente con Udo e della vita on the road.

Benvenuto su Metalshutter, siamo una webzine italiana. La prima cosa che vorrei chiederti è com’è andata la stagione dei festival qui in Europa dove hai suonato con U.D.O.?

Fantastica! Assolutamente fantastica! Abbiamo fatto molti festival, grandi e piccoli, sono veramente felice di essere con la band. Ci siamo divertiti molto, i festival sono sempre belli perché incontri molte altre band e persone che conosci, è stato molto bello.

Parlando del nuovo album, “Touchdown”, sei stato coinvolto nel processo di scrittura?

Il disco è stato scritto durante la pandemia quando non ero ancora nella band. Sarebbe dovuto uscire prima, ma nessuno ha pubblicato nulla durante la pandemia, quindi è stato posticipato di un anno e molte tracce sono state scritte mandando i file da una parte all’altra con il produttore, poi Udo incideva le parti vocali e li rimandava indietro. Quando mi sono unito alla band ero qui in Florida nel mio studio, mi hanno mandato i file, ho registrato le parti di basso e li ho rispediti indietro. Non è esattamente come ci piace comporre, ma non ci sono stati altri modi, ma per il prossimo album, del quale stiamo già parlando, andremo in studio tre o quattro settimane come le persone normali, ci chiuderemo dentro e comporremo il nuovo album tutti assieme nella stessa stanza e sarà fantastico. Questo invece purtroppo si è dovuto farlo in questo modo.

C’è qualche canzone in particolare che ti piace di più rispetto ad altre nel nuovo album?

Mi piace molto “Touchdown” perché rappresenta ciò che ha passato la band. Prendi “The Flood“, c’è molto drama perché racconta di quando la casa di Sven è stata colpita da un alluvione durante la pandemia e ha perso tutto il suo studio. Andrey, il chitarrista, era in Ucraina ed è dovuto scappare in Germania, sono successe molte cose prima che entrassi nella band, io stesso ho avuto un uragano qui in Florida quindi… Per me “Touchdown” rappresenta l’infrangere le barriere, come nel football dove c’è la difesa e bisogna attraversarla per arrivare dall’altra parte ed è quello che penso abbia fatto la band con questo album, ha spinto e spinto ancora per superare tutti gli ostacoli che si sono messi davanti e ne è uscita con un album fantastico, è facile fare un disco, ma un album fenomenale… Sono rimasto colpito quando ho ricevuto i file e ho pensato “Wow, suona come i vecchi Accept, vecchi U.D.O., ma con un tocco moderno. Scorre molto velocemente quando lo ascolti e quando un album passa velocemente, questo significa che ti piace ciò che stai ascoltando.

Parlando della tua reunion con Udo, com’è avvenuta?

Ci siamo incontrati prima, sono andato a trovare Stefan (Kaufmann, ex chitarrista di U.D.O.), che abita nella stessa città di mia madre, ho visto lui e mia madre e Udo è arrivato per caso e stare tutti e tre assieme è stato come ai vecchi tempi. All’epoca stava facendo un album con l’Orchestra dell’Aviazione Tedesca, “We Are One“, e ha detto a Stefan e me se volevamo scrivere alcuni pezzi ed è così che è iniziato tutto. Ho detto “Ok”, quindi sono tornato in Germania un paio di volte e con Stefan ho composto sette canzoni per quel disco. Udo e la casa discografica ci hanno chiesto se volevamo fare qualcosa per i musicisti e la crew della band perché durante la pandemia non hanno avuto alcun tipo di entrata e tutti ne stavano soffrendo, così abbiamo pensato di fare un Ep con il nome di Dirkschneider & The Old Gang, devolvendo tutti i profitti alla crew della band e ai musicisti. Ho detto “Va bene,” e ho scritto “Where The Angels Fly“, la gente l’ha adorata ed è piaciuto anche il video, ecco com’è andata. Un anno fa mi ha chiamato Udo e mi ha detto “Siamo in tour a Monaco di Baviera e il nostro bassista è appena collassato sul palco, siamo al secondo show e abbiamo tre mesi di tour davanti”. Era martedì e mi ha chiesto se potevo imparare sedici pezzi ed essere a Berlino venerdì, io ero in Florida. Ho quindi imparato i pezzi, sono volato a Berlino, ho fatto il primo concerto e siamo andati avanti per tutti e tre i mesi. Poi in qualche modo mentre era in Sud America deve aver ricevuto una mail dal bassista che diceva che non voleva più essere nella band e voleva andare per la sua strada. Udo mi ha chiesto se volevo restare e ho accettato, ci si diverte molto nella band, non ci sono problemi di ego e Udo è fantastico, ha settantuno anni e non gliene frega più di niente, vuole solamente cantare. Questo è senza dubbio un bell’ambiente e posso suonare con il mio cantante originale quindi ho detto “Lo faccio!”. Siamo stati in Giappone, Australia e ora abbiamo fatto i festival estivi e andiamo ancora avanti.

Parlando di andare in tour, hai suonato musica ad alto livello per molti anni girado tutto il mondo e suonando ovunque. C’è qualche posto dove ti piacerebbe suonare, ma non ne hai ancora avuto la possibilità?

Penso in India, credo sia l’unico posto dove non abbiamo mai suonato. Abbiamo suonato in Sud America fino in Patagonia, in Asia, ma non in India. Non so cosa riservi il futuro, ma magari un giorno ne avremo la possibilità. Questo è l’unico posto che mi viene in mente oltre a Reykjavik.

Nella band avete tutti età diverse, è una cosa che si sente o siete tutti sulla stessa lunghezza d’onda e riuscite quindi a fare cose assieme?

Quando si è in tour si è assieme tutto il giorno, quindi bisogna trovare compromessi. Ci sono tre ragazzi giovani nella band, Sven, Andrey e Dee che sono di generazioni diverse e sono molto rispettosi. Udo e io abbiamo spesso modo di parlare dei vecchi tempi mentre siamo in tour bus e loro vengono da noi per chiederci consigli. Si tratta senza dubbio di un mix interessante perché io per esempio sono old school mentre loro sono new school e ci si trova. Io per esempio suono alcune vecchie cose in maniera diversa e loro mi guardano e dicono “Wow, che figata!”, scoprono una nuova sfumatura del pezzo che hanno suonato per anni e lo stesso vale per me. Quando facciamo gli show con il monicker Dirkschneider, facciamo pezzi degli Accept e loro li suonano diversamente e mi piacciono, quindi è un continuo andare avanti, non restiamo fermi e non ci guardiamo indietro, al momento l’unico limite è il cielo.

Ci sono molte differenze tra l’andare in tour negli anni ottanta e oggi?

La vita in tour ora è molto diversa perché molto più costoso andare in tour, tutto è più limitato, dai posto dove andare, al carburante, agli autobus. Per me il lato positivo è che sono già stato in molti dei posti dove abbiamo suonato, quindi posso visitarli con gente più giovane, mi piace camminare con Andrey per esempio, mi racconta cose dalla sua prospettiva, da dove viene e io dalla mia, è bello avere qualcuno che apprezza la storia, visitiamo molti posti fantastici, a volte vuoi solamente stare in hotel tutto il giorno a non fare nulla, altre invece vuoi esplorare perché hai tempo e questo permette di creare dei ricordi che rimangono e tornano quando stai componendo. A volte li usi per un testo o per trasmettere un’emozione. Le cose che vedi e sperimenti on the road sono quelle che ti influenzano di più quando stai componendo una canzone. Noi siamo molto fortunati perché viaggiamo molto e viviamo molte esperienze e vediamo come vivono le persone. Ognuno nella propria Nazione pensa a come vivono le persone in un’altra, noi ci andiamo e vediamo come effettivamente vivono. Sono rimasto stupito da come tutti in questo Pianeta vogliano le stesse cose, una famiglia, dei bambini, un lavoro, una vita felice, e una vita migliore per i loro figli. Mi sembra sempre che siano i le banche e i politici a rovinare tutto, la gente di qualunque Nazione e credo religioso è sempre uguale e vuole sempre le stesse cose, ma magari non gli è permesso, c’è troppa avarizia ed è molto difficile. Noi notiamo questo cose quando siamo on the road e sono cose che restano in testa e influiscono su come vedi il mondo, anche se sei solo un musicista che rende felici le persone, hai sempre una storia da raccontare. Per me è così che essere in tour influenza chi sei, cosa diventi e ciò che scrivi.

Hai qualche consiglio per le giovani band di oggi?

Oggi è tutto molto diverso quindi è difficile, devi usare i social media, devi fare molto di più da solo e affidarti meno a un’etichetta che ti crei una carriera, devi farlo da solo. Per fare ciò devi creare qualcosa che sia unico per te, che ti faccia emergere ed essere diverso, qualunque cosa sia. Se senti di doverti mettere una maschera fallo, se vuoi vestirti di bianco, fallo. Non copiare, c’è già, prova a prendere qualcosa che esiste e rendilo tuo, trova la tua strada, ce n’è sempre una. Ti faccio un esempio, mio figlio è in una band che si chiama Howling Giants, sono una band stoner-rock di Nashville. Non ho mai sentito nulla del genere e stanno avendo successo. Hanno un tour europeo e faranno cinque show in Italia. Si sono creati il loro sentiero, non hanno mai cercato di avere nulla gratis, si arrangiano in studio e laovrano duramente tutti i giorni, hanno una dedizione totale alla cosa. Dedizione, ecco ciò che direi

Partendo dai Black Sabbath fino ai giorni nostri, il metal si è evoluto. Al giorno d’oggi i generi classici sono meno seguiti in favore di sonorità più moderne. Pensi che l’Heavy Metal abbia ancora qualcosa da dire al giorno d’oggi, anche con delle nuove band, o pensi che si debba semplicemente accettare l’evoluzione?

Penso che debba evolversi perchè tutto ciò che è classico c’è già e rimarrà per sempre senza cambiare, AC-DC, Dio, Ozzy, Prince etc.. rimarranno lì. Spero che la gente li prenda come basi per creare qualcosa di nuovo e succede già, per esempio adoro i Gojira, adoro il loro stile, mi piacciono anche gli Opeth e penso che ci siano sempre gli elementi del metal classico nelle nuove proposte e spero si evolva in qualcosa di totalmente nuovo e sono totalmente favorevole a questo, non sono un nostalgico. Ogni generazione merita la sua creatività e la possibilità di creare qualcosa.

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