Appuntamento allo Slaughter per una serata all’insegna del metal italiano, con tanti generi diversi, ricchi premi e cotillon, momenti antropologico-culturali, quiz e chi più ne ha più ne metta.

FLOWERS IN THE DARK

Ad aprire le ostilità, ci pensano i Flowers in Dark, band storica milanese – fondata dal batterista Stefano Colombo e dal chitarrista Lele Tabano nel lontano 1996. Assestata la line up, qualche mesetto fa il sestetto ha rilasciato Celestial Vengeance, un album di gothic metal molto contaminato e personale e che qui allo Slaughter viene presentato quasi per intero. Si vede che alla band piace molto giocare sui contrasti,
e ciò appare molto evidente anche in sede live, dove i due vocalist, lo screamer Simone Campo e l’angelica Eleonora Fiorentini, creano a livello sonoro e visivo un gioco d’incastri veramente interessante mentre, dal canto loro, il resto della band li asseconda con pattern sonori per nulla scontati. I pezzi piuttosto elaborati alla lunga denotano una certa ripetitività, cosa sulla quale i Flowers dovranno
un pò lavorare. Prova positiva dunque ma con margini di miglioramento.

SETLIST – FLOWERS IN THE DARK

Celestial Vengeance
Beneath the Tides
Dying Moment
Why?
Crimson Onslaught
Over the Shore

VIDE

Il tempo di passare qualche minuto in compagnia di improbabili quiz a premi, ed eccoci ai Vide, altra band milanese che ha il suo marchio di fabbrica in un metalcore, dalle forti tinte thrash, senza troppi compromessi, anzi proprio senza alcun compromesso, per citare il loro lavoro del 2023, No Compromise. L’impatto e il tiro dei pezzi sono notevoli, merito del vocalist Palu e dei tre suoi esperti compagni d’armi, John Pino, Gabriele e Daniele, che sanno come gettarsi, nella mischia, con mestiere e senza fronzoli. Scaletta serrata, veloce, con una band che appare molto sicura di sé. Personalmente i due pezzi che mi hanno acchiappato di più sono stati quelli in italiano, Con tutta la voce e Rimane l’odio, ma tutta la performance è stata all’altezza, confermando i Vide come una solida realtà della nostra scena musicale.

SETLIST – VIDE

Intro Strauss
Dust on Your Brain
I’m Tired to Loose
One More Kill
For Nothing
Con tutta la voce
Rimane l’odio
Your Legacy
Fight for Us All

CONSPIRACY OF BLACKNESS

Non ricordo se dopo i Vide è partita l’estrazione dei biglietti della lotteria, la surreale intervista a Eric Vieni per la presentazione del libro ‘Grave Party, dalla nascita al coma’ o le non domande al pubblico,
di sicuro il gruppo successivo a calcare il palco sono stati i Conspiracy of Blackness, reduci anche loro da un lavoro piuttosto intricato e futuristico, Pain Therapy, del 2023 e dal quale – anche in questo caso – sono estratti tutti i pezzi della serata. Grazia Riccardo ha una voce piuttosto caratteristica: non particolarmente potente, ma intonata ed estesa, dona una certa grazia a tutto il contesto.
Nonostante la difficoltà a riprodurre dal vivo i suoni molto compressi, i campionamenti, gli effetti e le sovraincisioni – e nonostante il taglio di Bones per motivi di tempo – la performance live riesce comunque a rendere piuttosto fedelmente il mood di Pain Therapy. Ottima la resa di The Moth, un pezzo veramente degno d’attenzione. Molto buona in generale la prova della sessione ritmica, nonostante forse il basso di Andrea Caliri fosse un pò troppo presente a livello di volume. Anche il lavoro chitarristico di Antonio Bortone ci è sembrato degno di nota.

SETLIST – CONSPIRACY OF BLACKNESS

Oblivion
Rise
Welcome Death
Last Man Standing
The Moth
Afterlife
Collapsed

MECHANICAL GOD CREATION

Altro giro, altra corsa e arrivano sul palco i Mechanical God Creation, già visti qualche mese sempre allo Slaughter ma con un cambio di formazione (Caesar Remain è sostituito alle chitarre da Emanuele Biondi).
Rispetto all’altra volta, performance più rilassata ma ugualmente potente e devastante, un sublime connubio di tecnica e potenza che a me personalmente colpisce sempre davvero molto. Una band
di ottimi musicisti, senza punti deboli – anche il nuovo acquisto Emanuele, calatosi perfettamente nella parte, si distingue per un lavoro ritmico a velocità supersoniche – e con un repertorio decisamente ben strutturato. Anche qui, per ragioni di tempo, salta il penultimo pezzo in scaletta – I am the Godless Man – ma la performance di Luciana, Deimos, Jesus, Carlo e Emanuele è di una classe cristallina. Molto valido anche il nuovo pezzo Daylight Dies che lascia ben sperare per il nuovo lavoro. Chapeau.

SETLIST – MECHANICAL GOD CREATION

Illusions
Daylight Dies
Till the Sun is No Longer Black
Black Faith
Overlord

LONGOBARDEATH

In una serata simpatica come questa, una band fracassona come i Longobardeath ci starebbe proprio bene. E infatti ecco che arrivano baldanzosi i quattro bauscia del metal d’osteria a cantarle in dialetto a tutti quanti. Per quanto poco seria, la band – che vanta ormai un’esperienza trentennale – sa come far muovere i culi e tra un Ass de Picch (cover di The Ace of Spades dei Motorhead) e una Bonarda Bastarda, tra un All You Can Shit, Pirla! e una Polenta Violenta, l’assalto frontale dei nostri finisce quasi sempre in gloria. Trema il palco dello Slaughter quando con i suoi oltre 100 chili Ul Marco saltando dalla pedana della batteria si abbatte come un bisonte sulle assi, mentre uno scellerato pogo si scatena tra il pubblico sulle note di Vegan Carnivore Revenge (sullo sfondo il bel video con le sequenze estratte da ‘La piccola bottega degli orrori’). Nonostante il colesterolo alto, Ul Mik e la banda hanno dato il fritto anche stavolta e si congedano tra gli applausi de tucc, milanesi e non. Molto bene.

SETLIST LONGOBARDEATH

Intro: Oh, Fortuna
Mii Mifescionuic Ass de Picch
Bonarda Bastarda

Intro: Sangue
Vegan Carnivore Revenge
Merda Veleno Gourmet

Intro: The Exorciccio
Tor de Guardia

Intro: Renato Taac
All You Can Shit… Pirla!/Polenta Violenta

DEATHLESS LEGACY

E siamo agli headliner della serata, i pisani Deathless Legacy, che portano in scena uno show molto intenso, anche dal punto di vista visivo. Impatto scenico, trovate, colpi ad effetto, si può dire che abbiamo avuto modo di assistere a un pò tutto il campionario horror della buona tradizione grandguignolesca. La band richiama sicuramente alla mente i fasti dei conterranei Death SS, loro mai nascosta fonte d’ispirazione, ma si muove su un terreno decisamente più gotico, grazie anche alla versatilità della cantante Steva Deathless, che utilizza il clean da consumata rocker. Il resto della band, che comprende anche la performer Revyla, si muove con consumata sicurezza e presenza (molto efficace anche il trucco cadaverico sul volto e le mani scure che pestano gli strumenti). Show quindi ad alta intensità, dove anche la qualità dei brani si mantiene su un livello compositivo abbastanza buono (a partire dal brano iniziale Ora Pro Nobis) e ci porta dritti alla tomba, come è giusto che sia in un Grave Party che si rispetti, lungo un binario morto e sanguinolento.

Un ringraziamento a WFR per l’ennesima ottima serata e i migliori auguri ad Eric Vieni per il suo libro i cui titoli e sottotitoli vanno citati per intero: Grave Party – Dalla nascita al coma. Storia di un festival anarchico
e distruttivo
. Buona lettura!

SETLIST DEATHLESS LEGACY

Ora Pro Nobis
Rituals of Black Magic
Absolution
Moonless Night
Nightfall
Your Blood is Mine
Altar of Bones
Litch
Christian Woman
The Coven
Dominus Inferi

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