Ancora una bella serata allo Slaughter, con un folto pubblico che si è dato appuntamento a Paderno per assistere alla performance dei veterani brasiliani Angra, capitanati dall’asso nostrano Fabio Lione. Bella serata, come dicevamo, dove il combo ha sfoderato una prestazione di gran classe che ha pienamente soddisfatto il pubblico presente. Ma andiamo con ordine.

BLACK MOTEL SIX

A riscaldare l’atmosfera, ci pensano i Black Motel Six, quartetto romano da tempo sulla scena, che sfodera una prestazione gagliarda nonostante l’innesto all’ultimo minuto del bassista Marco. Un alternative metal senza compromessi per 25 minuti belli tirati e in cui ben figurano tutti, in particolare il vocalist Stefano Calabrese. Degnissima di nota, in mezzo a tanto furore, Until I’m Gone, ottimo intro acustico e groove di quelli giusti, ma tutta la setlist, nel poco tempo a disposizione, risulta ben assestata, senza cali di tensione e suonata con il piglio giusto. Bravi.

SETLIST

  1. One
  2. Scream
  3. Can’t Control
  4. Until I’m Gone
  5. Landslide 1
  6. Landslide 2

GREAT MASTER

Il tempo di sistemare il palco ed è il turno dei veneziani Great Master, alfieri di un power metal variopinto che gioca molto sulle doti evocative del front man Stefano Sbrignadello, ben supportato, anche ai cori, dal resto della band. Il concept album Montecristo del 2023, sesto album della loro discografia, è stato accolto benissimo sia dal pubblico che dalla critica tanto da meritarsi la giusta attenzione e la chiamata alle armi per le tre date italiane degli Angra. Il concept ispirato all’opera di Dumas, possiamo dirlo senza tema di smentita, suona piuttosto bene anche dal vivo: i cori catchy, gli assoli ben eseguiti, il buon lavoro corale di tutti gli elementi, nonostante qualche volume non proprio calibrato, mostrano una band dalla spiccata personalità e sicura di sé. L’iniziale Back Home, Your Fall Will Come, pezzo molto ben concepito, e Man of the East, con la sua andatura orientaleggiante, oltre alla stessa title-track Montecristo sono pezzi validi e immediati che fanno breccia tra il pubblico piuttosto velocemente. Tra quelli meno recenti, lasciano una buona impressione anche War, tratta dall’album del 2019, Skull and Bones, nella quale si apprezza particolarmente il lavoro del tastierista Giorgio Peccenini, e soprattutto Traveller of Time, da Lion and Queen del 2016, tirata e con un coro davvero coinvolgente. Da segnalare anche il debutto live in questo tour del batterista Tommaso Zandinella, molto positiva la sua prova, al quale consigliamo solo un pò aggiustare la mira nel lancio delle bacchette.

SETLIST

  1. Back Home
  2. The Left Hand Joke
  3. War
  4. Montecristo
  5. Your Fall Will Come
  6. Traveller Of Time
  7. Man From The East
  8. Another Story

DRAGONHAMMER

La prova dell’altra band romana in scena stasera, i Dragonhammer, sarà in crescendo dopo un impatto poco convincente dovuto a qualche problema tecnico di troppo. La falsa partenza non scompone più di tanto il sestetto che si riporta ben presto in carreggiata, sfoderando una prestazione che migliora con il minutaggio e che esalta le doti canore del front man Mattia Fagiolo, bravo anche nelle movenze studiate e ispirate ai grandi del metal, Ronnie James Dio e Bruce Dickinson su tutti. Un lavoro che si nota in particolare nella teatrale Blood in the Sky e nella rainbowiana Children of the Sun – qui ottimo l’assolo alle tastiere di Giulio Cattivera – che preludono a un finale con i fiocchi: Silver Feather, una powerata di quelle violente come la definisce lo stesso Fagiolo ma soprattutto l’eponima trascinante Dragonhammer, consentono ai nostri di chiudere in bellezza la loro esibizione, tra applausi più che meritati.

SETLIST

  1. Intro
  2. Kingdom of the Ghosts
  3. Sickness Divine
  4. Legend
  5. Blood in the Sky
  6. The End of the World
  7. Children of the Sun
  8. Silver Feathers
  9. Dragonhammer

ANGRA

Alle 23:05 in punto scocca l’ora dei tanto attesi headliner della serata. Gli Angra aprono le danze con la classica Nothing to Say, dall’album Holy Land del ’96, con il suo bel riff e la sua andatura corale. Ci vuole poco per rendersi conto di quello che rappresentano oggi gli Angra e cioé animali da palcoscenico nel pieno della loro maturità artistica che coprono il palco con una personalità e un carisma davvero fuori dal comune. Questa sensazione di dominanza si conferma nei ritmi sincopati di Final Light, con l’enorme lavoro della sessione ritmica composta da Felipe Andreoli al basso e Bruno Valverde alla batteria, e trova conferma anche nelle successive Tides of Change, part I e II, primi pezzi in scaletta tratti dall’ultimo lavoro, l’apprezzatissimo Cycles of Pain: la capacità di costruire intorno a un efficace arpeggio di basso un pezzo elaborato e sofferto, di alternare momenti emotivi di dolore e rabbia, sono segni inequivocabili di una maturità compositiva ormai pienamente raggiunta. Lione dedica la successiva Angels Cry, da dove tutto cominciò, all’indimenticato primo vocalist, lo sfortunato Andre Matos, per poi tuffarsi nel mid-tempo de la Vida seca, altro must di Cycles of Pain, in cui al bel testo in portoghese su ritmica quasi samba segue un cantato in inglese, calibrato su una serrata parte metal. Pezzo effettivamente molto suggestivo che il pubblico sembra apprezzare particolarmente. L’incipit di Dead Man on Display invece consente alla band di lanciarsi in intricati passaggi strumentali che si dispiegano in un progressive metal dalle linee vocali evocative e ritmiche di gran presa. Ottimo davvero il lavoro alle chitarre di Rafael Bittencourt e Marcelo Barbosa, i cui continui giochi al rimbalzo, impreziosiscono un pezzo già notevole per qualità complessiva. Un attimo di pausa meritato con Lione che coinvolge il pubblico in vocalizzi via via sempre più complicati ed ecco che si passa alle atmosfere acustiche di Rebirth, altro pezzo da novanta nel repertorio della band e nella quale si rivelano davvero ottimi i soli di Bittencourt e Barbosa. Concerto fin qui perfetto e le successive Morning Star e Ride into the Storm non fanno altro che confermare il trend positivo e un indice di gradimento che si attesta su livelli molti alti. Il tempo di ringraziare il prezioso roadie tuttofare Rodrigo Batata e Antoine de Montremy, il videomaker che da anni segue la band in giro per il mondo, e siamo alla title-track del nuovo album, quella Cycles of Pain che rievoca a Lione i momenti bui che fanno parte della vita di ognuno di noi, come lo è stato il periodo covid, ma che una volta superati finiscono in qualche modo per rafforzarci. Premesse che trovano conferma in un’interpretazione sentita e di spessore da parte dell’intero combo. Torce dei cellulari in alto per la struggente Bleeding Heart, mentre i tempi terzinati di Waiting Silence chiudono una setlist che si è dimostrata fin qui impeccabile. Si spengono le luci ma il pubblico vuole di più e gli Angra suggellano la loro prestazione con due classici inossidabili: stiamo parlando di Carry On, che scatena il pogo sotto il palco, e Nova Era che sotto i fendenti di Valverde marchia a fuoco un live che si è rivelato tra le cose migliori viste in questo squarcio di 2024. Cosa resta da dire? Parabéns, Angra.

SETLIST

  1. Nothing to Say
  2. Final Light
  3. Tide of Changes – Part I
  4. Tide of Changes – Part II
  5. Angels Cry
  6. Vida seca
  7. Dead Man on Display
  8. Rebirth
  9. Morning Star
  10. Ride Into the Storm
  11. Cycles of Pain
  12. Bleeding Heart
  13. Waiting Silence

Encore:

  1. Carry On
  2. Nova Era

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