Capitani di lungo corso della scena americana, eroi dell’underground, fra i nomi più rispettati della loro generazione: l’epopea degli Jag Panzer sarà forse sconosciuta ai fan delle generazioni più recenti, eppure (il sottoscritto ve lo conferma!) risulta essere ancora oggi una delle avventure più coraggiose, indomabili e fiere dell’intero panorama metallico. Una band che, attraverso la bellezza di quattro decadi, ha saputo dar vita ad una carriera di assoluto rispetto, attraverso un duro lavoro di coerenza e fiducia nella fiamma della vecchia scuola. In procinto di rilasciare il loro dodicesimo album in studio, “The Hallowed”, noi di MetalShutter abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il cantante Harry Conklin.

Siete tornati ad incidere un disco dopo 7 anni dall’ottimo “The Deviant Chord”. Cos’avete fatto durante questi anni?

Harry: Siamo stati tutti impegnati con i nostri progetti “extra” Jag Panzer. Alcuni di noi collaborano con altre band (Harry è attualmente in forze anche nei Cloven Hoof, nei Satan’s Host, nei The Three Tremors e nei Titan Force, ndr) anche se siamo sempre tutti concentrati sul nostro gruppo principale. Senza fretta, aspettiamo sempre il momento adatto, quando Mark e John (Mark Briody e John Tetlet, chitarra e basso ndr) hanno del materiale su cui poi possiamo lavorare tutti assieme. Così inizia un processo di scrittura che può richiedere un po’ di tempo. Naturalmente, le energie maggiori vogliamo riservarle tutte per gli Jag Panzer!

Il concept alla base di “The Hallowed” è molto particolare. Vi va di spiegarci meglio cosa lo ha ispirato?

Harry: In generale, basiamo i nostri album su di un’idea, una bozza di quella che sarà poi la copertina completa. Dopo tutto, qual è la prima cosa che vediamo di un disco? La sua immagine, la copertina che lo presenta. È quel che facciamo sempre! Alcune volte può accadere che si parta da un titolo, e che ci ritroviamo a dire “ok, voglio scrivere una canzone su queste parole!” anche se preferiamo sempre partire da un’immagine. Mark è un ottimo artista digitale e questa volta volevamo osare, provare qualcosa di particolare. Ci ha presentato questa idea di cover e ne siamo stati entusiasti! Da questo suo abbozzo abbiamo quindi cominciato a “spremere” fuori ogni brano, ogni situazione, ogni concetto che ci piacesse sviluppare. Soprattutto Rikard (Stjernquist, ndr) era molto soddisfatto, gasato all’idea di sviluppare un concept album circa quel disegno che trovavamo tutti molto figo! Così Mark ha deciso di intitolarlo “The Hallowed”, immaginando la ricerca di una terra quasi “santa”, perfetta, felice. Una storia dalle mille sfumature, dalle tantissime sfaccettature. Rikard e Mark hanno riflettuto per giorni, buttato giù idee e bozze, definendo un progetto vero e proprio… chiedendomi poi di scrivere una storia basata su questo loro brainstorming. E così ho fatto, scrivendo meglio e nel dettaglio una storia sulla quale potessimo creare delle canzoni. Se ci pensi, è tutto basato su di un tizio ed il suo cane che vagano per delle lande desolate e congelate! (ride ndr)


Avete pubblicato già tre singoli di lancio ed altrettanti videoclip per vari social media. Siete soddisfatti del feedback ottenuto?

Harry: Assolutamente! Siamo contentissimi nel vedere tanta gente ascoltarci, supportarci! Siamo consapevoli del fatto che, oggi come oggi, 50.000 visualizzazioni non siano moltissime comparate ai numeri di personalità più celebri… ma per noi che proveniamo dall’underground, sono cifre assolutamente esaltanti! E quando pubblichi tre singoli su varie piattaforme, notando che tutte hanno più o meno lo stesso numero di likes, condivisioni e visualizzazioni, ti rendi conto di aver fatto un buon lavoro. Siamo contentissimi, non possiamo negarlo! Certo, sarebbe bello vedere milioni e milioni di visual… ma va bene così! Siamo consapevoli di quello e di chi siamo, non ci lamentiamo assolutamente. Possiamo dirlo, siamo felici! Magari l’ultimo materiale pubblicato in anteprima non ha riscosso il successo e l’attenzione dei primissimi singoli ma credo sia normale. Dopo tutto, sono già quattro mesi che promuoviamo queste nuove canzoni! Forse la gente è sazia degli Jag Panzer! Scherzi a parte, abbiamo ancora molto da promuovere e mostrare. E ho amato davvero lavorare a questo disco. Creare canzoni, linee melodiche… tutto! Amo il lavoro che abbiamo fatto in gruppo e soprattutto l’amore che abbiamo ricevuto dai fans!


La copertina di “The Hallowed” è veramente bellissima. Quali artisti l’hanno realizzata? Hanno seguito le vostre direttive o li avete lasciati liberi di creare?

Harry: L’artista si chiama Dusan Markovic (già creatore dell’artwork di “The Deviant Chord”, ndr) ed ha lavorato a stretto contatto con Mark. È stato sin da subito molto scrupoloso, ha subito voluto chiederci in che direzione volessimo muoverci, cosa avremmo voluto raffigurare, in che direzione volessimo si spingesse con la sua arte. Eravamo molto contenti sin dalle prime bozze, ogni tanto gli chiedevamo di mostrarci i “progressi” del suo lavoro ed amavamo davvero tutto quel che stava facendo. Se non è Mark in primis a dedicarsi all’artwork, non ha problemi a chiedere ad un altro artista; così come accadde con “The Scourge of the Light”, per esempio. È molto attento anche in quel caso, dopo tutto è quasi come acquistare un’automobile: hai certamente un’idea ben precisa in testa ma valuti moltissime possibilità. Questa macchina, quella macchina, quell’altra ancora e così via. Finché non vedi qualcosa che ti colpisce. Allora ti fermi… ma ricominci, perché hai trovato qualcosa che ti colpisce ancora di più! Per Mark è sempre così: è molto, molto scrupoloso!

Quando avete avuto l’idea di pubblicare un fumetto tutto vostro? Volete spiegarci la sua genesi?

Harry: L’idea è stata di Mark! Amiamo molto il mondo dei fumetti ed ha voluto che anche il lato di scrittura e rappresentazione fosse “vecchia scuola”, esattamente come il sound di “The Hallowed”, basando il tutto sugli stili di ciò che leggevamo quando eravamo ragazzi. Abbiamo assistito, negli ultimi anni, ad un vero e proprio “boom” della passione fumettistica. Basta guardare i numeri del Comic-Con (la convention annuale dell’intrattenimento multi-genere e dei fumetti più grande del mondo dopo il Komiket e il Lucca Comics & Games, ndr) negli ultimi dieci anni, almeno. Numeri da capogiro! Perciò, dato l’enorme interesse per questo mondo, ci siamo detti: perché non provarci? Perché non essere magari di ispirazione per tante altre band che seguiranno? Mark ha girato diverse fumetterie, cercato diversi lavori sino ad avere l’ispirazione definitiva, cercando di far rientrare tutto nel nostro budget. Abbiamo rilasciato una limited edition fino ad ora, probabilmente seguirà una seconda edizione perché, abbiamo notato, l’idea è piaciuta tantissimo e la prima stampa è andata letteralmente a ruba! Abbiamo amato davvero il modo in cui Dusan ha rappresentato le nostre idee, realizzando un fumetto davvero bellissimo, lavorando quasi come un membro aggiuntivo della band. E soprattutto, lo abbiamo fatto per dare un’altra prospettiva del concept di “The Hallowed”. Se nel disco è l’animale a darci la prospettiva di questo mondo post-apocalittico e della conseguente ricerca di un nuovo posto felice in cui vivere, nel fumetto è l’uomo stesso a darci il suo punto di vista! Era un modo per sviluppare meglio la trama del nostro disco, magari parlando di cose che nelle canzoni non hanno trovato posto per motivi di spazio e di tempo.

Il vostro sound è ancora duro, coerente, riconoscibile. Qual è il segreto per rimanere ancora così tosti e granitici, dopo tanti anni?

Harry: È tutto merito di Mark! È lui che si occupa principalmente della scrittura dei nostri brani… si può dire tranquillamente che lui sia il cuore degli Jag Panzer! Tutto quel che ascolti, ogni nostra canzone, proviene direttamente dalla sua anima. E dalla sua esperienza, naturalmente! Come sapete abbiamo sempre avuto più di un chitarrista (il nuovo entrato Ken Rodarte, ndr) e naturalmente entrambi amano lavorare assieme, anche se tutti noi cerchiamo sempre di tenere in grande considerazione l’operato e le opinioni di Mark. Più in generale vogliamo stare attenti a non uscire troppo fuori dal nostro “sentiero”, dal nostro modo di porci, di essere. È già capitato che, per un motivo o per un altro, ci allontanassimo troppo dalla nostra vera natura e non vogliamo che accada ancora. I fan non la presero benissimo ed abbiamo imparato dai nostri sbagli. Ormai il meccanismo è ben rodato! Non vogliamo fare altro che suonare quel che abbiamo sempre amato sin da quando eravamo ragazzi.

Come avete in programma di pubblicizzare “The Hallowed”? Parlando di concerti, eventi dal vivo, partecipazioni a vari festival eccetera

Harry: In linea di massima abbiamo sempre pensato da soli alla promozione dei nostri dischi, ma questa volta stiamo accettando volentieri l’aiuto della Dragon Productions. Ci sta dando una grande mano, siamo molto contenti di tutto ciò che sta facendo per noi. Confesso che è sempre stato difficile per noi organizzare eventi o suonare in determinati contesi, ma da quando la Dragon Productions ci sta aiutando, stiamo notando come tutto sia più facile; riuscendo anche ad arrivare a suonare in posti in cui non siamo mai stati prima!

Ci sarà l’opportunità di vedervi in Italia?

Harry: Lo speriamo davvero tanto! Abbiamo già suonato nel vostro paese, il pubblico italiano è davvero caldo! Siete davvero pazzi (nel senso buono, risate generali ndr) ed amate davvero la nostra musica! Sarebbe anche una bella occasione per rivedere da vicino Roma. In generale, vogliamo davvero visitare tanti posti, fra cui il Sud America. Saremo anche in Bulgaria!

Che consiglio daresti ad una band appena nata?

Harry: Quello di rimanere sempre fedeli nei riguardi di ciò che i membri amano davvero. Siate coerenti e non cambiate mai per niente e nessuno! Quando suonando e provando vi accorgerete di aver trovato la vostra strada, percorretela senza paura. Non fermatevi mai, non date ascolto a chi vorrà cambiarvi per questo o quel motivo. Se lo farete, sarà come deludere voi stessi ed anche i vostri fan se ne accorgeranno. Vorranno capire il perché lo avete fatto, che cosa vi sia successo! Molto meglio essere se stessi ed essere felici. Così facendo sarete sempre contenti di suonare quel che suonate e la cosa sarà palese, sia su disco che durante le esibizioni dal vivo!

Quali band più giovani e recenti ami ascoltare? Viceversa, quali sono i classici a cui non rinunceresti mai?

Harry: Non potrei mai smettere di ascoltare i Deep Purple, i Black Sabbath dell’era Dio, gli Scorpions, i Judas Pirest… i grandi classici, quelli che non tramontano mai! Parlando di nuove band, potrei citarti i Visigoth e le Burning Witches. Credo siano band fantastiche, in grado di mantenere vivo un certo tipo di sound old school. Amo davvero questi ragazzi e mi piacciono molto anche i Disturbed. Non saranno “nuovissimi”, ma li adoro.

Siamo arrivati al momento dei saluti: dicci qualsiasi cosa tu voglia!

Harry: Siate sempre voi stessi, tenete sempre viva la fiamma del Metal… e quella degli Jag Panzer! Speriamo di rivederci molto presto!

Di Marek

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