Eh sì, un’altra serata all’insegna del metal italiano va di scena allo Slaughter Club di Paderno Dugnano e noi non potevamo mica perdercela.

ABYSSIAN

Ad aprire le danze o meglio i cerimoniali ci pensano i gothic-doomsters Abyssian, l’oscura creatura alla quale il chitarrista nonché master-mind della band, Roberto Messina, ha dato vita ormai da qualche anno. Seven, uno delle tracce migliori del loro secondo album Godly, carica l’atmosfera di molesta pesantezza: all’ottimo lavoro sulle basse frequenze del vocalist Umberto Vono, uno che ha ascoltato molto e bene Peter Murphy dei Bauhaus, il resto della band risponde con sacrale precisione.
Let Me Die Under the Stars, part I, un inedito che insieme alla seconda parte eseguita più avanti, non si discosta molto dallo stile solenne e ieratico che contraddistingue il corso più recente del quintetto, alterna parti cadenzate a situazioni più incandescenti, lasciando ben sperare anche per la nuova release.
Soul Colonnades, sempre da Godly, con i suoi interessanti intrecci strumentali, la ipnotica Zep Tepi, dal debut album Nibiruan Chronichles, e la seconda parte della già citata Let Me Die Under the Stars
confermano il livello di una band che dal vivo sa valorizzare con buona presenza scenica e sapiente esecuzione, le atmosfere e le tematiche contenute nei lavori in studio.

SETLIST ABYSSIAN

  1. Seven
  2. Let Me Die Under the Stars, part I
  3. Soul Colonnades
  4. Zep Tepi
  5. Let Me Die Under the Stars, part II

ICONIST

Pur cambiando genere, anche gli alt-metallers romani Iconist, influenze anni 90 alla Three Days Grace e Breaking Benjamin, danno sfoggio di una prestazione energica e convincente.
La setlist che pesca a piene mani dall’unico lavoro della band, l’omonimo Iconist del 2022, si rivela una gragnuola di sferragliate precise e ben assestate che impressionano per compattezza e livello tecnico. Rotten Town, Breaking the Silence e Get Up sferzano in pieno volto ma è forse I Don’t Know il pezzo dove il combo si esalta maggiormente e ottiene dal pubblico il giusto riconoscimento. I Am the Violence, altro pezzo bello tirato, e We Are chiudono la loro esibizione così com’era iniziata cioè molto bene. Nel complesso, ottimo sia il lavoro della sessione ritmica, sia quello del chitarrista solista Davide Rinaldi e del cantante Enrico Scutti. Non male per essere al loro primo live ufficiale.

SETLIST ICONIST

  1. Rotten Town
  2. Breaking the Silence
  3. Get Up
  4. I Don’t Know
  5. I Am the Violence
  6. We Are

WAKE ARKANE

I Wake Arkane sono invece attesi sul palco per presentare il loro nuovo album Awakenings, un release party, lo diciamo subito, ben riuscito e con qualche gradita sorpresa. La malinconica Pathway/The Eternal Return traccia fin da subito le coordinate sulle quali si muoveranno i nostri: un progressive death metal molto maturo che scava in profondità grazie agli innesti quasi teatrali di cui si fa carico il vocalist Mike Lunacy. La storia di sofferenza e rimorso di cui Mark è autore e intorno alla quale ruota Awakenings merita di essere raccontata perché dà la giusta connotazione del lavoro dei nostri e del live al quale assisteremo: un uomo potente, Mr. Wake, è in coma, dopo un trapianto di cuore dal quale dipenderà la sua sopravvivenza; in questa sorta di purgatorio, tra la vita e la morte, Mr. Wake stabilisce un legame che diventerà sempre più stretto con Venus, un altro essere che vive nel limbo tra l’ombra e la luce; l’uomo si risveglia dal coma: le sue ambizioni di sopraffazione possono essere soddisfatte; ma il cuore che gli è stato donato è proprio quello di Venus, di un’entità che lui un tempo odiava ed era pronto a distruggere per la sua sete di potere ma che ora ha imparato ad amare; il conflitto interiore che ne scaturisce, sarà devastante. La resa live della storia è ottima: Chicco de Zani alla batteria è uno spettacolo nello spettacolo e crea con il bassista Andrea Grumelli, una sessione ritmica di tutto rispetto; il chitarrista Riccardo Rebughini è invece capace di alternare bordate di pura potenza a soluzioni classiche spesso inaspettate. Mark Lunacy, che ormai con il passare del tempo anche fisicamente si sta trasfigurando eroicamente in una sorta di Gian Maria Volonté del metal, fa storia a sé. Finale col botto con Dolls – pezzo storico dei Dark Lunacy – in cui viene ospitato sul palco Davide Rinaldi, già visto con gli Iconist, compagno di Mark nei Lunacy e con il quale la band si congeda tra applausi scroscianti.

SETLIST WAKE ARKANE

  1. Pathway
  2. The Eternal Return
  3. My Coldest Land
  4. Venere
  5. Waltz of Cypress
  6. The Numb Experience
  7. Dolls (Dark Lunacy)

NOVEMBRE

Dopo i Wake Arkane, ecco i Novembre, gruppo che non ha bisogno davvero di molte presentazioni. Nei vari lavori, il loro livello compositivo si è sempre attestato su standard piuttosto elevati e anche se l’attività live e in studio per via dei diversi cambi di formazione si è nel tempo fatta via via più rarefatta, l’interesse del pubblico nei loro confronti è rimasto pressoché inalterato. C’era quindi attesa per la band che tornava a calcare il palco dello Slaughter dopo tre anni, un’attesa che non rimarrà delusa.
In assenza di nuove pubblicazioni, la setlist è quasi tutta incentrata sul loro capolavoro d’inizio millennio Classica, con brani come Cold Blue Steel, Tales of a Winter to Come, Nostalgiaplatz, Love Story, My Starving Bambina, Onirica East che suonano dannatamente bene anche dal vivo. Le intricate strutture, a volte furiose a volte quasi delicate, sostenute dal particolarissimo cantato di Carmelo Orlando, sono come pioggia battente che cade su una lastra di metallo infuocato. In questo contesto, grande merito dei Novembre è quello di mantenere viva la tensione, pur senza abbandonarsi ad eccessi di sorta. La seconda parte del concerto – con il medley Come Pierrot/Everasia che rimanda alle atmosfere di un altro album riuscitissimo, quel Novembrine Waltz degno successore di Classica; con la cover dei Paradise Lost Rapture che mette in risalto lo screaming di Carmelo; e con l’inedita Days of Volga, ancora da affinare ma pienamente nel loro pieno stile – è la dimostrazione tangibile che la classe dei Novembre in tutti questi anni non si è scalfita neanche un po’. A finire i giochi, un altro pezzo estratto da Classica, la struggente Winter 1941 con la quale i Novembre salutano Milano.

Prima di chiudere anch’io, vorrei fare un plauso sincero anche agli organizzatori di WFR – in particolare a Marco Genitoni e a Maurizio ‘Gambett’ Gambetti – che con la realizzazione di questi eventi stanno dando un notevole contributo alla scena metal milanese. Bravi.

SETLIST NOVEMBRE

  1. Cold Blue Steel
  2. Love Story
  3. Tales of a Winter to Come
  4. My Starving Bambina
  5. Nostalgiaplatz
  6. Onirica East
  7. Come Pierrot/Everasia (medley)
  8. Rapture (Paradise Lost cover)
  9. Days of Volga (Inedito)
  10. Winter 1941

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