Sulla carta la serata del Legend – che vede protagoniste quattro band, False Memories, Blut, Eternal Silence e Viper Soup Complex, piuttosto distanti nello stile e accomunate tra loro, forse, solo dalla presenza in formazione di almeno una singer al femminile – si presenta davvero interessante: vuoi in un verso, vuoi nell’altro, sono tutte band sulla scena ormai da diversi anni – e quindi esperienza da vendere – ma nel contempo sono anche band che suonano innovative e non particolarmente derivative – e quindi personalità da vendere. Per restare in tema si dice ‘la curiosità è donna’. E allora, presi da questa curiosità, vediamo che succede.

VIPER SOUP COMPLEX

Si comincia dai maltesi Viper Soup Complex, fautori di un progressive metal classico dalle trame musicali piuttosto complesse e che dal vivo puntano molto sul teatro fisico della cantante Annemarie Spiteri. Sempre alle prese con evoluzioni e movenze particolari, la rossa Spiteri ha dalla sua quella capacità di calamitare su di sé l’attenzione del pubblico: inizia lo show bendata sulle note di Torquoise on Mars,
lo finisce sdraiata sul palco cantando Morse Code. Una vera forza della natura dalle energie inesauribili tant’è che più tardi la ritroveremo a danzare in mezzo al pubblico durante l’esibizione dei Blut. E la band? Sì, la band è assolutamente all’altezza della situazione, in particolare David Ciantar, sornione e efficacissimo nei suoi fraseggi alle tastiere. Musica e show di buona fattura.

SETLIST

  1. Torquoise on Mars
  2. Tetrahedon Paradise
  3. The Well and the Labyrinth
  4. Stellar
  5. Morse Code

ETERNAL SILENCE

Si cambia genere con gli Eternal Silence e il loro symphonic metal possente e grintoso. Il sestetto parte alla grande con The Way of Time e dà vita a uno show dinamico e movimentato che si prenderà il palco in lungo e in largo, senza un attimo di tregua. Passando da Ancient Spirit, che si fa apprezzare per l’intricato giro chitarristico e il coro anthemico, alla classica Game of the Beasts, a Glide in the Air, Marika Vanni alla voce, Alberto Cassina alla chitarra e voce, Alessio Sessa al basso, Andrea Zannin alla batteria e i due innesti più recenti, il giovanissimo chitarrista Martino Boneschi e la violinista Katija di Giulio, ci offrono uno show tirato e senza sbavature, orientato a coinvolgere il pubblico in tutti i modi possibili. La spirituale Hell on Earth con la quale la band si congeda ci conferma di aver ben speso 40 minuti del nostro tempo.

SETLIST

  1. Intro
  2. The Way of Time
  3. Ancient Spirit
  4. Game of the Beasts
  5. Glide in the Air
  6. Hell on Heart

BLUT

I Blut arrivano al Legend freschi del loro nuovissimo album Traum, pubblicato appena un paio di giorni prima e che ci dà l’opportunità di testarne immediatamente la resa live. Dopo Premonition, singolo dall’ottimo tiro e ottimo biglietto da visita per la serata, si passa a Wie Geht Es Dir (Traum), un pezzo che a me personalmente piace tantissimo e che ci immerge sempre di più in quell’atmosfera – se mi passate il termine – fassbinderiana, dove cioé elementi apparentemente in contrasto tra loro risultano funzionali in maniera anticonvenzionale. Abbiamo quindi una band progressive che suona un industrial metal pesante, due cantanti solisti, Alessandro Schümperlin e Chiara Manese, che cantano prevalentemente in tedesco… insomma tutto abbastanza strano ma che funziona maledettamente bene.
Alpha e Auspizium confermano quanto di buono si era già ascoltato sul disco mentre Seele mette in evidenza – se ce ne fosse bisogno – le doti vocali di Chiara Manese, capace di cambiare in corsa registro timbrico passando dal clean alla lirica con estrema disinvoltura. In effetti, la band, molto rinnovata con l’ingresso in formazione di Antonino Sidoti alla chitarra, Bruno Tortora al basso e Stefano Morelli alla batteria, dà l’impressione di grande compattezza, esprimendosi al meglio sia nei momenti più tirati che in quelli d’atmosfera. A proposito di alchimie, bello e straniante è il momento acustico di Alchemical Passion, che chiude in bellezza la presentazione del nuovo disco. Insomma possiamo dire che la creatura gothic metal/darkwave/industrial/electro di Alessandro Schümperlin, sempre a suo agio tra stravaganti copricapi ed effetti speciali, prende forma sempre di più e in meglio. E per non farsi mancare nulla, ecco una zuccata fortuita alla malcapitata Manese durante l’esecuzione di The Magician, preludio alla sua capitolazione finale, in elegantissimo vestito bianco, in How Can I Kill Her, sotto i colpi mortali di Schümperlin. Sipario.

SETLIST

  1. Premonition
  2. Wie Geht Es Dir (Traum)
  3. Alpha
  4. Auspizium
  5. Seele
  6. Du Bist Nicht Da
  7. Alchemical Passion
  8. The Magician
  9. How Can I Kill Her

FALSE MEMORIES

Il tempo di preparare il palco ed è il turno dei False Memories e del loro dark metal futuristico. Arruolato all’ultimo minuto il chitarrista Frank Campese in vece del titolare Moreno Palmisano, la band scalda i motori con Deep Breath e Rain of Souls, tratti da The Last Night of Fall, prima di lanciarsi in una stupenda esecuzione di Rising Tide che ammanta magicamente la platea di vibrazioni ultraterrene grazie alla sublime voce di Rossella Moscatello. Pezzo fantastico che lascia ben sperare per l’album Hybrid Ego System in uscita il 9 giugno e che non vediamo l’ora di ascoltare per intero.
Altro singolo eseguito in anteprima dal nuovo album è The Storm Inside – e qui Rossella quasi si commuove nel ringraziare Anette Olzon che ha collaborato al brano – più oscuro e criptico di Rising Tide,
ma che conferma il grado di maturità compositiva raggiunta dalla band. Il lavoro della sessione ritmica composta dal mancino biondo-crinito Dave Tavecchia al basso e da Emanuele Cossu alla batteria è molto solido, mentre le chitarre del già citato Campese e da Francesco Savino contribuiscono a creare anche dal vivo quel sound cupo e claustrofobico, vero marchio di fabbrica del quintetto. Non male.
Il caldo sul palco si fa sentire e la band stempera la tensione con siparietti improvvisati e molto apprezzati, come quando Rossella chiede al pubblico di indovinare quale sarà il pezzo successivo che andranno ad eseguire e Frank Campese, con navigata nonchalance e la scaletta dei pezzi davanti, dà la risposta esatta suscitando l’ilarità di tutti i presenti.
Voices e Hysteria concludono setlist e serata, congedando una band che si è dimostrata perfettamente consapevole dei propri mezzi.

SETLIST

  1. Intro
  2. Deep Breath
  3. Rain of Souls
  4. Rising Tide
  5. The Illusionist
  6. The Storm Inside
  7. Erased
  8. Voices
  9. Hysteria

Tutto bene, insomma, si può parlare di una serata pienamente riuscita? Sì, senz’altro, ma… ma – nota dolente, forse l’unica – è che, nonostante la pioggia battente a scusante, l’affluenza del pubblico è stata veramente bassina… diciamo, per usare un eufemismo, un numero di spettatori sicuramente inferiore di quanto l’evento meritasse. Peccato.

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