Spetta dunque all’Alchemica di Bologna chiudere il trittico di date italiane dei Batushka di Kzrysztof Drabikowski.


Dopo le vicissitudini degli anni passati legate alle divisioni interne e la pubblicazione del nuovo album, non vedevamo l’ora di assistere a questo nuovo show della band polacca… ma andiamo con ordine.

Morgurth


In apertura abbiamo il piacere di conoscere questo progetto black metal, nato come one man band del chitarrista e cantante Narthang, del Ferrarese. Il gruppo si presenta con una line up completa ed è subito in grado di conquistare il favore del pubblico, che intanto ha riempito il locale grazie ad un’ottima proposta musicale. La band presenta l’album “Blood Eagle“, che contiene pezzi di stampo abbastanza classico ma ricchi di elementi melodici e soluzioni interessanti a livello ritmico. I suoni si rivelano abbastanza intelleggibili mentre sull’esecuzione c’è ancora del margine di miglioramento a nostro avviso. Nel complesso è stato un bello spettacolo, arricchite da una presenza scenica senza orpelli, ma efficace. Non mancheremo di ascoltarli anche su disco!

Afraid of Destiny


Dopo un cambio palco reso leggermente difficoltoso dal poco spazio disponibile, è il turno del gruppo Depressive Black originario di Treviso. É subito evidente l’impegno dedicato dalla band per offrire una ottima performance e suoni, l’esecuzione dei brani risulta molto fluida e ciò aiuta molto nel creare l’atmosfera tanto necessaria per far funzionare questo tipo di progetto. Si alternano sezioni più lente e ricercate ricche di arpeggi ad altre più serrate con intenso uso di blast beat, degne di nota anche le sezioni di chitarra solista molto pulite ed eleganti. Unica nota “negativa”, a nostro avviso la voce, che ci è sembrata non sempre all’altezza della situazione e a tratti poco personale. Tale pecca è stata comunque compensata dal trasporto con cui la band ha eseguito i brani e dalla presenza scenica di buon livello in particolare del cantante, perfettamente a suo agio nel creare un legame con il pubblico.


Amthrya


Un altro rapido cambio palco e dai sotterranei dell’Alchemica vengono evocati i peggiori incubi della tradizione giapponese, ecco a voi gli Amthrya. La vera forza di questo gruppo è senza dubbio il lato visivo e teatrale, con la cantante Kasumi Onryo vestita con un kimono bianco e facepaint a base di sangue perfettamente riuscito, pronta a proiettare il pubblico nel mondo delle tenebre. La musica proposta è un mix di black metal in stile europeo, con lunghe sezioni di blast beat e doppio pedale, unito all’uso di scale e sonorità dal sapore orientaleggiante. All’interno dei brani non mancano gli spazi meno serrati, per dare modo a Kasumi Onryo di sfoggiare tutta la sua teatrale cattiveria destreggiandosi in azzeccati cambi di registro fra scream e growl. Buon lavoro anche da parte di Void alla chitarra e Hellequin al basso, che si rivelano molto consistenti nell’esecuzione dei brani, mentre registriamo qualche intoppo sull’esecuzione delle parti di batteria, con Barry Yukimura che non ci è sembrato perfettamente a proprio agio. Un live emotivamente potente e non facilmente digeribile da tutti, anche per la particolarità della proposta, non esattamente di stampo classico. Sicuramente una degna apertura ad una band che ha fatto delle iconografie e dell’immagine la sua ragion d’essere.


Batushka


Ho conosciuto questa compagine nel lontano 2014, quando suonavano brani dell’ottimo album Litourgiya. Ricordo che all’epoca avevano un’aura davvero speciale, alimentata anche da voci di corridoio, poi rivelatesi false, che volevano nel progetto elementi di altre grandi band come i Behemoth. Purtroppo dopo poco tempo sono emerse diverse vicende poco chiare che hanno eclissato quell’aura trascendentale così ben orchestrata, hanno danneggiato il nome del gruppo e con esso, devo ammetterlo, il mio interesse nel seguire quest’ultimo. Ora però liberiamoci dei battibecchi legali che poco hanno a che fare con la musica e torniamo al palco dell’Alchemica. Come sono usciti Kzrysztof e compagnia da tale marasma mediatico e dopo due anni di epidemia?


L’altare, le icone, il fumo e l’incenso. Tutto è pronto per il rituale ortodosso dei Batushka, le luci frontali sono rigorosamente bandite, e unite alla coltre di fumo e le luci posteriori creano un’atmosfera perfetta. Micidiali le sezioni di batteria, con blast beat precisissimi. Gran lavoro con i suoni di chitarra, grossi presenti e riverberati il giusto per creare una pasta sonora incredibile. Anche il basso riesce ad uscire dal mix e dà il suo contributo in queste composizioni black metal tutto sommato semplici, ma molto efficaci e decise nell’intenzione. Molti dei pezzi suonati arrivano dritti dal nuovo album, ma ci è stata concessa anche una fetta sostanziosa di Litourgya, aspetto molto apprezzato dal pubblico che deve ancora prendere confidenza con il nuovo materiale ed è certamente più avvezzo al primo album dei polacchi. Anche le voci, sia scream che “corali” sono perfettamente incastrate nel mix ed eseguite ad un ottimo livello.


Se da un punto di vista tecnico e musicale non c’è nulla da eccepire, anzi bisogna assolutamente riconoscere il lavoro dei polacchi, purtroppo devo dire che no, non sono usciti benissimo da tutte le vicende degli ultimi anni.


La mancanza di un vero leader nella band in grado di fare da anello di congiunzione fra la band e il pubblico, che era originariamente ricoperto da Bartlomiej Krysiuk, si fa sentire ed appare evidente anche solo guardando la disposizione dei componenti sul palco. La posizione centrale di norma riservata al cantante è vuota ed al suo posto vi sono delle iconografie inerenti alla tematica ortodossa. Durante l’esecuzione dei brani i componenti del gruppo sono perfettamente immobili dove sono, senza fare alcun tentativo di approccio nei confronti del pubblico. Nelle pause fra un brano e l’altro rischia di calare un silenzio assordante e i pezzi del nuovo album non hanno lo stesso mordente di quelli appartenenti a Litourgiya. Comprendiamo l’intenzione del gruppo di mantenere un atteggiamento ermetico e senza orpelli, affidandosi completamente a suoni e immagini per quanto concerne lo spettacolo. D’altra parte, però, abbiamo avuto l’impressione che la mancanza della figura centrale sia stata piuttosto pesante e, soprattutto pensando alle aspettative che si riservano nei confronti di un gruppo del genere, molto deleteria per lo spettacolo.

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