A volte più che la proposta musicale di una band, è la fama dei personaggi che la compongono a decretarne il successo commerciale; e dal canto nostro possiamo tranquillamente ammettere che, se siamo corsi al NotteTempio di Modena, è stato più che altro per goderci il frontman dei Behemoth in una veste totalmente diversa rispetto a quella a cui ci ha abituati.

Me And That Man è il progetto country/rock/blues nato dall’idea di Adam Darski (Nergal) e John Porter nel 2013 e quest’anno per la prima volta scendono in Italia per tre date con una formazione rivoluzionata rispetto all’originale, visto che John Porter non è più parte della band dal 2018.

La serata, organizzata da Mostro Production e The Abyss si è svolta al NotteTempio, bel locale nel modenese perfettamente adatto al concerto, in apertura ai Me and that Man troviamo Ponte del Diavolo e Fakir Thongs.

FAKIR THONGS

Iniziamo con un antipasto gusto Stoner Rock Psichedelico fornito dal trio locale Fakir Thongs, dopo un paio di brani l’atmosfera inizia a scaldarsi e la testa a muoversi a tempo. Forti di una buona esecuzione e di soluzioni musicali non scontate questo gruppo riesce a mantenere alto l’interesse da parte del pubblico e si rivela una scelta azzeccata per dare subito alla serata il tiro giusto.  Menzione particolare per i suoni che si sono rivelati fin da subito ottimi, mentre le luci molto statiche non hanno aiutato una presenza scenica tutto sommato non troppo entusiasmante per il trio; in particolare peccato per il batterista relegato in un angolo a causa della necessità di avere sul palco, non troppo ampio, sia la batteria dei Me And That Man sia la batteria dei gruppi spalla.

Nel complesso ci hanno fatto divertire, hanno aperto a dovere e speriamo di ritrovarli presto in altri contesti.

PONTE DEL DIAVOLO

Torino è nota per essere pregna di esoterismo e massoneria e quindi quale luogo migliore per fondare un progetto musicale intriso di oscurità e magia? Ponte del Diavolo arrivano dalle nebbie piemontesi con una line-up molto particolare caratterizzata dalla presenza di due bassi oltre alla classica chitarra, voce e batteria. Ritmi lenti e ossessivi, alternati a sfuriate di blast beat creano un paesaggio surreale dominato da una voce mai prevedibile e singolare che si destreggia fra cantato pulito e sporco in maniera molto singolare. In generale la musica presenta componenti doom e black metal uniti in un approccio molto sperimentale che però a nostro avviso abbisogna di una maggiore maturazione per poter rendere al meglio. Ottima invece la presenza scenica con la cantante in prima linea nel trasmettere l’intenzione della band.

ME AND THAT MAN

Abituati al Nergal trionfante condottiero dei Behemoth, già vederlo in camicia nera, cappello da cowboy e chitarra hollow body è stata un’esperienza molto particolare, ma dopo una breve intro in base ecco che i nostri countrymen iniziano il loro show.

Si parte con un pezzo in stile rockabilly con un ottimo tiro e immediatamente si percepisce l’entusiasmo atavico scatenato da questo genere; con i Me And That Man molto attivi sul palco e il pubblico che dà subito soddisfazione al frontman. La successiva My Church is Black, primo singolo pubblicato dalla band e dalle note scure e larghe suona invece molto più come un pezzo nelle corde di Nergal, che la interpreta alla perfezione con un risultato a nostro avviso anche migliore rispetto alla registrazione. Con il consumarsi della scaletta il pubblico non fa che diventare sempre più caldo in un dolce alternarsi di pezzi rock, country e blues; questi generi si prestano molto bene all’interazione con il pubblico fra le canzoni e Nergal ci fa presto scoprire il suo lato da showman con racconti, scambi di battute con gli altri musicisti e una inaspettata ilarità che sicuramente non potrebbe prendere posto in un concerto dei Behemoth.

Menzione particolare va sicuramente al cantante e bassista Matteo Bassoli, originario proprio di Modena. A lui è stata affidato il compito di cantare buona parte dei brani e ha avuto gioco facile nell’aggiungere valore allo show grazie ad una ottima performance vocale e al fatto di giocare in casa. Nonostante sia l’unico “outsider”, visto che il resto della band è polacca, l’intesa con gli altri membri è palpabile e non sono mancati momenti scherzosi che hanno arricchito l’atmosfera leggera della serata.

Al netto di alcuni piccoli intoppi che non hanno comunque inficiato la resa dello spettacolo, il comparto tecnico è stato all’altezza della situazione. Uso sapiente delle luci, suoni ottimi dall’inizio alla fine e un po’ di visual molto semplici ma efficaci proiettate sullo sfondo hanno composto uno spettacolo tutto sommato semplice ma solido sotto tutti i punti di vista, con i protagonisti della serata che passano con disinvoltura da pezzi addirittura melensi, a tematice più vicine al black metal come la passione per dar fuoco alle chiese a tematiche più pesanti come il suicidio di uno dei partecipanti al progetto avvenuto durante il periodo covid.

Non sapevamo veramente cosa aspettarci dai Me And That Man, quello che abbiamo trovato però è stata una band che sa far caciara e divertirsi senza troppi pensieri, senza mai perdere in onestà e naturalezza nel suo ambiente naturale. “We talk about love and death, in a cheerful way” per citare direttamente Nergal, che si premura di ricordare a tutti i presenti che la morte prima o poi ci coglierà tutti, quindi tanto vale parlarne col sorriso!

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